Andrea De Rosa / Fabrizio Sinisi / Anna Della Rosa / Virginia Woolf
TPE Teatro Astra
dal romanzo di Virginia Woolf
e dal carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West Scrivi sempre a mezzanotte (Donzelli)
drammaturgia Fabrizio Sinisi
traduzione Nadia Fusini
regia Andrea De Rosa
con Anna Della Rosa
scene Giuseppe Stellato
luci Pasquale Mari
suono G.U.P. Alcaro
costumi Ilaria Ariemme
aiuto regia Paolo Costantini
musica di scena Sinfonia n.6 (Patetica) di ฤajkovskij
produzione TPE โ Teatro Piemonte Europa
durata 60 min
Il 9 ottobre del 1927, Virginia Woolf scrive una lettera allโamata Vita Sackville-West: โSupponi che Orlando si riveli essere Vita e che sia tutto su di te e la lussuria della tua carne e la seduzione della tua menteโฆ ti secca? Diโ sรฌ o noโ. Vita non si sottrae, accettando di diventare oggetto, musa, modello e interlocutrice di uno dei romanzi piรน originali della letteratura moderna. La scrittura di Orlandonasce cosรฌ: come un omaggio dโamore, un atto di gioia offerto a una donna e al mondo. Intersecandosi continuamente con la vita della scrittrice, in un enigmatico intreccio tra opera e biografia, la vicenda di Orlando โ nato uomo nel XVI secolo, vissuto per piรน di quattrocento anni, e mistericamente transitato nel Femminile โ si trasforma in questo spettacolo in un inno allโestasi ma anche allโossessione della letteratura: una lunga, straordinaria lettera dโamore in forma di romanzo.
โOltre che un classico di sconvolgente attualitร , Orlando รจ un inno alla gioia esuberante dellโavventura, alla libertร , al godimento sessuale; un manifesto alla possibilitร di prenderselo, il piacere, secondo modelli alternativi alle leggi del conformismo patriarcale.โ
Nadia Fusini
โLโidentitร รจ un fantasma. Dal momento in cui cominciamo a definirci come esseri umani adulti, stabiliamo dei confini entro i quali ci rintaniamo. Ma, per fortuna o per avventura, la vita spazza via tutto e travolge quegli steccati che tanto pazientemente avevamo costruito per proteggerci. Trascinati dalla inesauribile vitalitร del suo Orlando, Virginia Woolf ci invita a viaggiare nello spazio e nel tempo, a oltrepassare quello steccato che ci tiene imprigionati nella trappola dellโidentitร , del maschile, del femminile, e di tutte quelle convenzioni che sono solo il frutto del tempo in cui viviamo.โ
Andrea De Rosa
โPuรฒ unโopera letteraria essere al contempo una lettera dโamore? Orlando dimostra di sรฌ: uno dei piรน straordinari romanzi del Novecento รจ anche la piรน spericolata lettera dโamore che la storia ricordi. Un vero e proprio monumento di parole che Virginia Woolf erige a e per lโamata Vita Sackville-West โ scrittrice e poetessa con cui Woolf ebbe una lunga relazione e un intenso sodalizio. Un amore che abbiamo voluto rendere ancora piรน esplicito, punteggiando la drammaturgia del romanzo con brani dellโepistolario a Vita. Orlando รจ un inno a Vita e alla Vita, nonchรฉ la testimonianza di una speranza estrema: mentre la vita dei corpi finisce, quella delle parole รจ piรน lunga e diversa โ abbatte i confini dei sessi, delle identitร , perfino della morte.โ
Fabrizio Sinisi / drammaturgia
โLa luce di Orlando รจ la luce bianca del cielo di una mattina radiosa. La luce di Orlando รจ la luce bianca della carta da scrivere, prima di cominciare. Questi i pensieri che hanno guidato la disposizione del grappolo di proiettori tra i quali si innalza il tronco robusto di un albero senza chioma, come poeticamente disegnato da Giuseppe Stellato. Sono anzi sia la chioma che il cielo sotto il quale stanno Orlando, Virginia, Anna ed il suo pubblico assorto ad ascoltarla. Mi piace pensare che sia tutta quella luce bianca a condensarsi e raggiungere il suolo trasformandosi in carta, in tanti fogli bianchi che attendono che le parole si trasformino in segni. Ancora una volta la luce รจ convocata a testimoniare e rendere possibile che lโastrazione si trasformi sulla scena in realtร da abitare. โOrlando alzรฒ gli occhi e vide qualcosa di astratto che sta tra le colline o nel cielo oltre il quale non cโรจ nulla che conti; in cui io riposo e continuerรฒ a esistere. Questa cosa io chiamo realtร .โ (Virginia Woolf โ Diari)โ
Pasquale Mari / luce
โImmaginare uno spazio scenico che accogliesse le parole scritte da Virginia Woolf per Orlando, รจ stata una sfida per nulla semplice. Un testo che, tra le altre cose, racconta proprio la difficoltร della parola di descrivere la natura, la bellezza. Alla fine, tutto confluiva qui, nella ricerca di un connubio, di un punto dโincontro tra natura e letteratura, tra la bellezza di un albero e il fallimento di qualsiasi forma dโarte che provi a raccontare questa bellezza. E quindi un tronco di quercia in mezzo ad un prato quadrato, un albero la cui chioma รจ fatta da luci, tralicci, americane: una fetta di realtร trasportata in uno spazio teatrale, quel luogo magico dove da un albero, al posto di una foglia, puรฒ cadere un foglio biancoโฆโ
Giuseppe Stellato / spazio scenico
โIl suono, lontano e intimo, di una campana scandisce un tempo indefinito e sospeso. Una musica nasce da quelle pagine cosรฌ tormentate e vitali; รจ la Sinfonia n. 6 (Patetica) di ฤajkovskij. Lโultima.โ
G.U.P. Alcaro / musica
โUn abito veste e spesso determina, un costume teatrale veste e crea mondi. In scena cโรจ Virginia Woolf e il momento in cui visse, ma anche un blu polveroso che ricorda il vasto cielo comune a tutte le epoche, una seta impalpabile e ariosa che rimanda ai fasti del โ500, un cinturone maschile e una gonna femminile pronta a gonfiarsi a ogni danzante giravolta. Il costume accompagna discretamente il racconto di unโanima appassionata e in ricerca di sรฉ grazie ai piccoli dettagli che lo compongono, senza troppo definire e chiudere, mettendosi in dialogo con il corpo lโattrice che lo veste e lo sveste โ magnificamente โ e con il vasto e concettuale spazio che li contiene entrambi.โ
Ilaria Ariemme / costumi

