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Event Series: LA STORIA

LA STORIA

13 Marzo, 2026 Ore 21:00 - 22:00

Tariffa intera

โ‚ฌ 25

Ridotto Box Cultura

โ‚ฌ 18

liberamente ispirato aย La storiaย di Elsa Morante

drammaturgia Marco Archetti
regia Fausto Cabra
con Franca Penone, Alberto Onofrietti, Francesco Sferrazza Papa
scene e costumi Roberta Monopoli
drammaturgia del suono Mimosa Campironi
luci Gianluca Breda, Giacomo Brambilla
video Giulio Cavallini

produzione Teatro Franco Parenti / Centro Teatrale Bresciano / Fondazione Campania dei Festival

Durata 1 h e 50โ€™

La Storiaย eฬ€ stato spesso tacciato di essere un romanzo cupo, negativo, persino disperato nella sua denuncia delloย scandalo che dura da diecimila anni.ย A ben vedere questo capolavoro eฬ€ invece unโ€™opera straordinariamente vitale e commovente, venata anche di comicitร ฬ€ e leggerezza, della โ€œvita nonostante tuttoโ€. La storia eฬ€, infatti, innervata di una potente sottotrama che si puรฒฬ€ sintetizzare con le parole del giovane Nino:ย โ€œLoro nun lo sanno, a maฬ€, quantโ€™eฬ€ bella la vitaโ€.ย Da queste riflessioni e da un profondo comune amore verso il romanzo scaturisce il sodalizio artistico che vede Fausto Cabra, attore e regista tra i piรนฬ€ talentuosi del teatro italiano, scrivere a quattro mani con Marco Archetti una drammaturgia liberamente ispirata allโ€™opera morantiana, e dirigere tre attori di grandissima bravura โ€“ Franca Penone, Francesco Sferrazza Papa e Alberto Onofrietti โ€“ in un progetto che vuole attraversare e riscoprire la vicenda di Ida, Nino e del piccolo Useppe. Lo spettacolo non ha la pretesa di sostituirsi o esaurire lโ€™immensa ricchezza del romanzo; vorrebbe invece โ€“ con delicatezza ed umiltร ฬ€ โ€“ mettersi in ascolto assieme agli spettatori delle molteplici meraviglie che questโ€™opera custodisce, suddividendo la sua complessa e umanissima materia in due parti, unaย โ€œin tempo di guerraโ€ย e una โ€œin tempo di paceโ€. Per provare a tracciare le coordinate di unโ€™opera necessaria nel suo rivelare le forze motrici e distruttrici delle cose, e immensamente coraggiosa nel celebrare la vita quando racconta la morte, e la morte quando racconta la vita.

Note di regia

La Storia รจ quella narrazione collettiva che si scrive sulla carne degli ultimi. Una grande Macchina Artificiale determinata dagli uomini โ€“ ma allo stesso tempo sovra-umana e dis-umana โ€“ di cui gli uomini hanno perso il controllo, facendola assurgere a surrogato del Fato o del Destino.
Le penne della Storia scrivono implacabilmente e senza sosta, determinando il corso delle piccole storie dalla โ€œsโ€ minuscola, fragili traiettorie di quella brulicante umanitร  che si agita ai suoi piedi. La Storia ne indirizza il corso e, spesso, ne stritola la sostanza viva tra i suoi spietati ingranaggi.
Da questa dialettica nasce il nostro spettacolo, che usa come assi generatori proprio la Scrittura, da un lato, e la Lettura, dallโ€™altro. La Storia scrive, si, con le sue penne meccaniche sulla carne viva degli ultimi, ma scrive anche Elsa Morante la piccola storia di Nino, Useppe e Ida. E, in scena, una donna di oggi, rileggendo il romanzo โ€“ capolavoro assoluto del โ€˜900 europeo โ€“ ricrea nella mente il suo personale attraversamento di quelle vicende. Questo nostro spettacolo non ha lโ€™ambizione di sostituirsi allโ€™esperienza del libro, anzi: sarร  veramente riuscito se accenderร  il desiderio di tornare al libro. Il nostro lavoro, infatti, non puรฒ che offrirsi, onestamente, come uno dei mille viaggi possibili allโ€™interno di questo inesauribile scrigno di umanitร . Cosรฌ, nello spettacolo, il romanzo stesso รจ protagonista, perchรฉ abbiamo voluto portare in scena proprio lโ€™esperienza di una mente che legge. Abbiamo cioรจ provato a rendere tridimensionale la lettura, con la sua libertร  e coesistenza di piani e punti di vista, con lโ€™agilitร  di cambi spaziali e temporali. Insomma, abbiamo cercato di tradurre nel linguaggio del teatro ciรฒ che ci accade nel confronto con la letteratura.

Lโ€™altra via dโ€™accesso che abbiamo utilizzato nellโ€™allestimento vuole mettere a contatto una dimensione estremamente macchinosa e razionale con lโ€™immensa umanitร  e fragilitร  delle creature raccontate dalla Morante. In questo senso, lo spettacolo vuole anche essere un omaggio a due Maestri della scena italiana: Luca Ronconi con le sue lucide architetture e vivisezioni analitiche, e Carlo Cecchi con la sua caotica e turbinosa umanitร  imbevuta di qui e ora.
Abbiamo voluto dunque che la Macchina Teatrale fosse esplicitata e ben riconoscibile. Il complesso disegno luci e il progetto sonoro danno vita a un impianto scenico che diventa vero co-protagonista, perchรฉ la grande Storia รจ un enorme marchingegno artificiale, contemporaneamente scritto e subรฌto dagli uomini, deus ex machina auto-proclamato che fa di noi ciรฒ che vuole. Salvo poi essere continuamente relativizzato โ€“ quasi ridicolizzato โ€“ da una Sfera Naturale ad esso ancora superiore, un colossale involucro vivente fatto di piante, animali e meccaniche celesti tanto immani da far impallidire la misera Storia degli Uomini.

Il romanzo di Elsa Morante rivela questo paradossale gioco di scatole cinesi: le piccole storie degli individui sono contenute nella Grande Storia che tutti formiamo stando insieme; ed essa a sua volta รจ contenuta nella Grande Sfera Naturale, Atemporale e Universale. E tutto ciรฒ รจ ri-contenuto in un bimbetto di nome Useppe, finito in quanto infinito, infinitesimale in quanto divino, vittima in quanto supremo creatore. Un โ€œessere minimoโ€ che sente e comprende il linguaggio misterico di uccellini, cani, gatti, alberi, radure e cicli solari.
Al romanzo, scomodo ieri come oggi, si รจ rimproverato di non dare risposte. Non ci sono ideologie che possano indicare una via. Non cโ€™รจ speranza di sciogliere lโ€™enigma tra violenza e amore. Non cโ€™รจ modo sicuro per distinguere davvero il carnefice dalla vittima. Lโ€™oscuro รจ mischiato continuamente con il luminoso, e la vita รจ celebrata proprio nel momento in cui piรน ci si immerge nella sua fine. Questa suprema contraddizione รจ il grande โ€œscandaloโ€ che Morante svela implacabile. ln questo noi riconosciamo il supremo valore politico di questo testo, che ci pone continuamente davanti alla complessitร  del reale. Non cโ€™รจ semplificazione possibile. Sembra dire: ecco la Storia nuda per quello che รจ. Non cโ€™รจ lโ€™auspicata โ€œfine della Storiaโ€, non ci sono vie dโ€™uscita, nรฉ personali, nรฉ tanto meno collettive. Lโ€™unica salvezza possibile โ€“ vien da pensare leggendo โ€“ รจ proprio quella commozione, quella cruda com-passione che lo stesso romanzo genera nel lettore. Un seme di umanitร ? Un sentimento primario, mai compiaciuto, che rivela โ€“ nonostante lโ€™orrore โ€“ lโ€™amore per la Vita stessa e per questa bistrattata umanitร .

โ€œLoro nun lo sanno, a Maโ€™, quantโ€™รจ bella la vitaโ€œ. Questo seme di comunione che il romanzo pianta in noi non so cosa sia, ma probabilmente รจ un fiore, e non unโ€™erbaccia.

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