di Jean Anouilh
adattamento di Roberto Latini
personaggi e interpreti
Silvia Battaglio โ ISMENE
Ilaria Drago โ EMONE
Manuela Kustermann โ LA NUTRICE
Roberto Latini โ ANTIGONE
Francesca Mazza โ CREONTE
scene Gregorio Zurla
costumi Gianluca Sbicca
musica e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
in collaborazione con Bร ste Sartoria
regia Roberto Latini
produzione La Fabbrica dellโAttore teatro Vascello โ Teatro di Roma teatro Nazionale
PRIMA NAZIONALE Anfiteatro Ostia Antica 18-19 luglio 2025
Antigone รจ nel destino del Teatro di ogni tempo.
ร uno dei modelli archetipici che ci accompagnano a prescindere dalla nostra storia, cultura, religione, visione.
ร filosofia scesa intorno a noi, che ci cammina accanto, che ci chiede, che ci ascolta.
ร una delle prove del nostro essere umani, una di quelle poche che abbiamo scelto di portarci attraverso i secoli, per affermarci e riconoscerci.
Per consolarci, promettendo a noi stessi di averne cura.
Lโabbiamo evocata, immaginata, misurata al nostro poco. Lโabbiamo trattenuta, pregata, liberata nel cuore.
Lโabbiamo raccontata, ogni volta che abbiamo potuto.
Lโabbiamo riscritta con le parole nuove che abbiamo imparato vivendo, morendo nel quotidiano fallire, sapendo che ogni variazione รจ giร Teatro.
Come quando lo spettacolo incontra un altro palcoscenico oltre quello del debutto, la misura, lโaccordo, la messa in voce di suoni e corpi, si conclamano dallo spazio successivo a quello della prima.
Le parole sono in movimento, avanti e indietro e intorno al punto di percezione di quando siamo spettatori.
Come quando lo spettacolo incontra unโaltra platea oltre quella del debutto.
Il dono che portiamo รจ una promessa e quella di Anouilh รจ unโAntigone che ci parla da cosรฌ vicino che quasi quasi potremmo abbracciarla.
La sentiamo dire di noi in tutte le lingue, e capiamo tutto, ogni sfumatura, silenzio, respiro.
Di Antigone, Anouilh, non ha riscritto le parole, ha scritto la voce.
Antigoneย o della disputa della ragione, delle ragioni.
Di quelle trasversali, dimesse dallโidentitร individuale a favore di un corpo-coro che le comprenda tutte.
Oltre lโappartenenza, lโanagrafica, il genere, sono parole che vengono da noi stessi: le ascoltiamo nella nostra stessa voce: siamo Antigone e Creonte insieme, o lo siamo giร stati piรน volte, di piรน in certe fasi della vita e meno in altre e viceversa o in alternanza.
Le leggi devono regolare il vivere o la vita dovrebbe regolare le leggi che regolano la vita? Uno di fronte allโaltro, a farsi carico di una ragione giusta, di una giustizia, o di unโaltra giustizia, incontriamo noi di fronte a noi, a scegliere le domande da infilare nelle tasche del tempo, dellโetร , della speranza; ad aspettare le risposte che il tempo, guardandoci, sceglierร di farci dire.
Penso a questo testo come a un soliloquio a piรน voci. Una confessione intima e segreta, nella veritร vera, scomoda, incapace, parziale, che ci dice che la nostalgia del vivere รจ precedente a tutti noi, perchรฉ sappiamo da sempre che quel corpo insepolto siamo noi mentre siamo ancora vivi.
Anche per questo, ho distribuito i ruoli in due modalitร diverse e complementari.
Alcuni personaggi corrispondono a se stessi, altri al proprio riflesso.
Antigone e Creonte, come di fronte a uno specchio: chi รจ Antigone รจ il riflesso di Creonte e chi รจ Creonte รจ il riflesso di Antigone.
A Teatro parliamo sempre di questo:
Essere uomini o essere umani.

