«La vraie révolution sera mentale ou ne sera pas.» A. Artaud
Una tribù, ecco quello che sono (2004) è la prospettiva poetica di Jan Fabre sul lavoro del visionario del teatro Antonin Artaud, il “fondatore” del Théâtre de la Cruauté (1938). Questa crudeltà non è fisica, ma spirituale: un invito a tornare alla verità cruda e non filtrata. Alla ricerca di un rituale segreto per risvegliare il divino dentro di sé, Artaud si recò presso le tribù indiane; cercava la purificazione e la scoperta di sé come modo per rivelare la malattia spirituale dell’umanità. “Mi spoglio del mio corpo fino all’osso”, si legge nel testo di Fabre: l’umanità per Fabre è spiritualmente incapace di affrontare la natura e soffre di una profonda insoddisfazione spirituale. Da qui il desiderio di tornare a uno stato primordiale. Parlare di vita per Fabre significa anche parlare di morte e il linguaggio deve tornare a essere un grido, anche alla morte. Il cambiamento allora avverrà attraverso incontri che curano le ferite del nostro cuore. Questo monologo è il terzo incontro artistico tra Jan Fabre e l’affascinante attrice italiana Irene Uriciuoli.
Testo, concetto, regia Jan Fabre
Con Irene Urciuoli
Drammaturgia Miet Martens
Traduzione italiana di Franco Paris
Disegno luci e tecnica Wout Janssens
Troubleyn/Jan Fabre è sostenuta dalla Comunità fiamminga.
La compagnia Troubleyn/Jan Fabre è sponsorizzato da Katoen Natie.

