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Event Series: LE BACCANTI

LE BACCANTI

10 Maggio, 2026 Ore 17:00 - 18:00

Tariffa intera

€ 25

Ridotto Box Cultura

€ 18

di Euripide che “precipitano” a contatto col reagente Marcido (sottotit. obbligatorio)

riscrittura di Marco Isidori (dicitura d’obbligo)
con
Paolo Oricco (nome d’obbligo)
Maria Luisa Abate (nome d’obbligo)
Valentina Battistone
Ottavia Della Porta
Alessio Arbustini
Alessandro Bosticco
l’Isi (ovvero Marco Isidori-nome d’obbligo)
assistente alla regia Mattia Pirandello
luci Fabio Bonfanti
scene e costumi Daniela Dal Cin (nome d’obbligo)
regia Marco Isidori (dicitura d’obbligo)

Coproduzione:
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa/Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale
debutto: Torino, Teatro Gobetti – 25 febbraio 2025

Durata 1h e 20′

Alle soglie del quarantennale della loro avventura artistica, i Marcido tornano alla tragedia greca: una sorta di fil rouge nella loro produzione, che per la prima volta affronta Euripide dopo aver tratto dagli altri due tragici alcuni allestimenti rimasti nella storia della scena italiana.
Il testo di Euripide, attraversato come d’abitudine dalla penna affilata dell’Isidori, vive in una riscrittura che trasporta la sensibilità attica nella temperie dell’oggi.
La vicenda è riletta attraverso la lente del grottesco: la via dell’antica catarsi è percorsa da una spiccata dimensione ludica; trionfa il gioco del Teatro, affidato alla voce di un coro tragico che diventa Coro Marcido, catalizzatore di un’energia scenica travolgente, una voce sola, un tutt’uno con la macchina scenica che campeggia sul palco.
Questa volta è il Palazzo di Penteo, l’ultima delle straordinarie invenzioni della scenografa Daniela Dal Cin (che per il Palazzo di “Edipo re” era stata finalista ai Premi Ubu); gli interpreti lo scalano, lo assediano, s’inerpicano sopra e dentro l’architettura aprendo botole e svelando meccanismi nascosti, nel segno di quella fantasia sorprendente che è il simbolo più vivo e più conosciuto del teatro dei Marcido.

Note di regia

Per una messa in scena delle “Baccanti” secondo i Marcido.
«I Marcido hanno già affrontato i temi della tragedia attica attraverso spettacoli che segnarono una tappa non secondaria dell’interpretazione moderna di questa forma teatrale (Agamennone 1988, Persiani 1990, Prometeo 2000, Edipo 2012); ma da sempre il loro obbiettivo fu quello di riuscire a varare un’edizione definita, magari sognandola “definitiva”, delle Baccanti di Euripide, tanto che possono affermare a ragione che gli allestimenti sopra citati non furono che una “rincorsa”, un’ouverture diciamo d’allenamento poetico, affinché la Compagnia si facesse le ossa per incontrare finalmente la fatalità feroce del gran testo euripideo. Perché questo sotterraneo timore di fronte alle Baccanti? Semplice: i nodi di irrisoluzione scenica che avviluppano, quasi strutturandone lo scheletro tutta la produzione tragica dell’età classica, diventano nella spira dionisiaca delle Baccanti, nodo scorsoio, rischiando di far naufragare nel mare della retorica più sfacciata chi tentasse di portare sul palcoscenico la vicenda, senza aver prima considerato che la sua intimità drammatica è, non solo sfuggente, ma senz’altro enigmatica.

Tale carattere, o meglio, la presa d’atto che questo fosse il carattere precipuo della tragedia in predicato, ci impediva finora di osarne un nostro “assalto”: adesso l’esperienza ci detta e ci consiglia che invece d’intestardirci a voler sciogliere gli enigmi, sarebbe più opportuno e teatralmente assai più proficuo, entrare a capofitto nel magma dionisiaco che innerva la materia dell’opera, cercando di stanare il parallelismo dei motivi che allora ne fecero elemento indispensabile alla coesione politica della comunità greca, e oggi ne dovrebbero fare, se il Teatro non vuol abdicare al suo senso più proprio, evento spettacolare altrettanto necessario alla “misura” del consorzio sociale degli attuali umani.

Tali premesse hanno guidato le coordinate produttive delle Baccanti in una direzione complessa ma inequivoca: la costruzione di una trappola sensuale dove far precipitare ogni istanza del dettato storico della tragedia, per restituire, attraverso il filtro di una teatralità esercitata al massimo della potenza espositiva, il centro pulsante del discorso filosofico euripideo: la ricerca di una tensione orgiastica generale per la nostra specie, che, superando gli scogli nefasti dell’individuazione, anzi negando ad essa positività ed anche funzionalità naturale, traguardi l’uomo, almeno per il tempo della rappresentazione, in una zona sentimentale antipodica rispetto alla normalità del vissuto quotidiano.

Non mette conto sciorinar qui l’importanza estetica delle scene, della costumistica, dell’illuminotecnica, o la piena aderenza del dato recitativo alle esigenze ritmiche della drammaturgia… o…o…o… tutto nella macchina dell’apparato teatrale di queste Baccanti è stato “truccato” affinché la rappresentazione che la Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa ne proporrà, porti il marchio di una testarda ricerca: cavar fuori dall’esperienza scenica una dimensionalità “altra”; qualunque significato si possa conferire all’alterità in questione.»

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