di Euripide che âprecipitanoâ a contatto col reagente Marcido (sottotit. obbligatorio)
riscrittura di Marco Isidori (dicitura dâobbligo)
con
Paolo Oricco (nome dâobbligo)
Maria Luisa Abate (nome dâobbligo)
Valentina Battistone
Ottavia Della Porta
Alessio Arbustini
Alessandro Bosticco
lâIsi (ovvero Marco Isidori-nome dâobbligo)
assistente alla regia Mattia Pirandello
luci Fabio Bonfanti
scene e costumi Daniela Dal Cin (nome dâobbligo)
regia Marco Isidori (dicitura dâobbligo)
Coproduzione:
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa/Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale
debutto: Torino, Teatro Gobetti â 25 febbraio 2025
Durata 1h e 20â˛
Alle soglie del quarantennale della loro avventura artistica, i Marcido tornano alla tragedia greca: una sorta di fil rouge nella loro produzione, che per la prima volta affronta Euripide dopo aver tratto dagli altri due tragici alcuni allestimenti rimasti nella storia della scena italiana.
Il testo di Euripide, attraversato come dâabitudine dalla penna affilata dellâIsidori, vive in una riscrittura che trasporta la sensibilitĂ attica nella temperie dellâoggi.
La vicenda è riletta attraverso la lente del grottesco: la via dellâantica catarsi è percorsa da una spiccata dimensione ludica; trionfa il gioco del Teatro, affidato alla voce di un coro tragico che diventa Coro Marcido, catalizzatore di unâenergia scenica travolgente, una voce sola, un tuttâuno con la macchina scenica che campeggia sul palco.
Questa volta è il Palazzo di Penteo, lâultima delle straordinarie invenzioni della scenografa Daniela Dal Cin (che per il Palazzo di âEdipo reâ era stata finalista ai Premi Ubu); gli interpreti lo scalano, lo assediano, sâinerpicano sopra e dentro lâarchitettura aprendo botole e svelando meccanismi nascosti, nel segno di quella fantasia sorprendente che è il simbolo piĂš vivo e piĂš conosciuto del teatro dei Marcido.
Note di regia
Per una messa in scena delle âBaccantiâ secondo i Marcido.
ÂŤI Marcido hanno giĂ affrontato i temi della tragedia attica attraverso spettacoli che segnarono una tappa non secondaria dellâinterpretazione moderna di questa forma teatrale (Agamennone 1988, Persiani 1990, Prometeo 2000, Edipo 2012); ma da sempre il loro obbiettivo fu quello di riuscire a varare unâedizione definita, magari sognandola âdefinitivaâ, delle Baccanti di Euripide, tanto che possono affermare a ragione che gli allestimenti sopra citati non furono che una ârincorsaâ, unâouverture diciamo dâallenamento poetico, affinchĂŠ la Compagnia si facesse le ossa per incontrare finalmente la fatalitĂ feroce del gran testo euripideo. PerchĂŠ questo sotterraneo timore di fronte alle Baccanti? Semplice: i nodi di irrisoluzione scenica che avviluppano, quasi strutturandone lo scheletro tutta la produzione tragica dellâetĂ classica, diventano nella spira dionisiaca delle Baccanti, nodo scorsoio, rischiando di far naufragare nel mare della retorica piĂš sfacciata chi tentasse di portare sul palcoscenico la vicenda, senza aver prima considerato che la sua intimitĂ drammatica è, non solo sfuggente, ma senzâaltro enigmatica.
Tale carattere, o meglio, la presa dâatto che questo fosse il carattere precipuo della tragedia in predicato, ci impediva finora di osarne un nostro âassaltoâ: adesso lâesperienza ci detta e ci consiglia che invece dâintestardirci a voler sciogliere gli enigmi, sarebbe piĂš opportuno e teatralmente assai piĂš proficuo, entrare a capofitto nel magma dionisiaco che innerva la materia dellâopera, cercando di stanare il parallelismo dei motivi che allora ne fecero elemento indispensabile alla coesione politica della comunitĂ greca, e oggi ne dovrebbero fare, se il Teatro non vuol abdicare al suo senso piĂš proprio, evento spettacolare altrettanto necessario alla âmisuraâ del consorzio sociale degli attuali umani.
Tali premesse hanno guidato le coordinate produttive delle Baccanti in una direzione complessa ma inequivoca: la costruzione di una trappola sensuale dove far precipitare ogni istanza del dettato storico della tragedia, per restituire, attraverso il filtro di una teatralitĂ esercitata al massimo della potenza espositiva, il centro pulsante del discorso filosofico euripideo: la ricerca di una tensione orgiastica generale per la nostra specie, che, superando gli scogli nefasti dellâindividuazione, anzi negando ad essa positivitĂ ed anche funzionalitĂ naturale, traguardi lâuomo, almeno per il tempo della rappresentazione, in una zona sentimentale antipodica rispetto alla normalitĂ del vissuto quotidiano.
Non mette conto sciorinar qui lâimportanza estetica delle scene, della costumistica, dellâilluminotecnica, o la piena aderenza del dato recitativo alle esigenze ritmiche della drammaturgia⌠oâŚoâŚo⌠tutto nella macchina dellâapparato teatrale di queste Baccanti è stato âtruccatoâ affinchĂŠ la rappresentazione che la Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa ne proporrĂ , porti il marchio di una testarda ricerca: cavar fuori dallâesperienza scenica una dimensionalitĂ âaltraâ; qualunque significato si possa conferire allâalteritĂ in questione.Âť

